giovedì 19 gennaio 2023

Ricordo di Salvatore Todaro (seguito e fine)

 Metà novembre 1942. In una bella giornata di sole mattutino, un taxi si ferma in Piazza Littorio, la piazza principale del comune di Palma di Montechiaro. Tra la curiosità degli anziani pensionati, seduti a scaldarsi al sole d'autunno, la portiera si apre e dall'auto scende un giovane ufficiale della Regia Marina con un pizzetto nero, distinto nella sua impeccabile divisa militare. Con passo sicuro, si avvia verso l'Ufficio Comando dei Vigili Urbani, a breve distanza dalla piazza. L'ufficiale è il capitano di corvetta Bruno Salvatore Todaro, ex—Comandante del sommergibile CAPPELLINI. Salutato dai vigili, si avvicina all'Ufficio Comando. Mio padre, Comandante dei Vigili Urbani, lo nota a gli va incontro in modo affrettato. Una stretta di mano, un abbraccio e un sorriso lieto sboccia nei due volti che non si 

vedono da tanto tempo. Nessuno in famiglia sapeva dell'arrivo di Bruno Salvatore. Io mi trovo presso l'Ufficio Comando a giocare con alcuni compagni, in attesa del turno scolastico pomeridiano. Frequento la 5a classe elementare e sono molto orgoglioso di essere un Capo Squadra Balilla Moschettiere. Non appena intravedo il Comandante Todaro, lascio i compagni e mi dirigo di corsa verso di lui. É seduto tra tanti altri vigili e mi precipito a baciarlo. Sorridendo, mi prende sulle ginocchia e mi rivolge tante domande alle quali non riesco a rispondere. Sono molto emozionato perché il Comandante Todaro è l'eroe dei miei sogni. Sono orgoglioso di lui, ne parlo sempre con i miei compagni e a volte racconto le sue imprese, le battaglie sui mari. Sulla mia scrivania c'è una sua fotografia e le citazioni dei bollettini di guerra n° 217 del 10 gennaio 1941, n° 232 del 25 gennaio 1941, n° 327 del 28 aprile 1941 e altri. Parliamo per molto tempo di guerra, di battaglie, di sconfitte e di tante altre cose, ma non fa alcun accenno alle sue eroiche gesta in Atlantico e in Mar Nero.
Dopo aver sorseggiato un caffè, la visita volge ormai al termine. Todaro, che ora comanda il Reparto di Superficie della X Mas, guarda l'orologio  decide di ritornare a Porto Empedocle. Seguito da mio padre e da alcuni vigili urbani, si avvia in piazza per salire in auto. Io sono presente e assisto all'ultimo saluto.
I vigili si irrigidiscono sull'attenti e salutano militarmente, schierati vicino all'automobile. Mio padre dapprima stringe la mano a Todaro, poi lo abbraccia e gli sussurra: "Salvatore, arrivederci a presto, ti ringrazio tanto!".
Io li osservo abbracciati. Prima guardo mio padre, che è emozionato e ha i lucciconi agli occhi, poi osservo il volto serio del mio eroe e sento le sue ultime parole "Non ci rivedremo più. Senza il mio sommergibile mi par di morire...!"
Verità profonda e precisa sensazione che diverranno realtà tra circa un mese. Un'ultima carezza e un bacio a me,  poi Todaro sale sull'auto portando la mano alla visiera per l'ultimo saluto.
Io osservo mio padre e i suoi vigili, che rispondono al saluto militare sull'attenti, commossi e silenziosi.
E' l'ultimo addio tra i due comandanti. Il 13 dicembre 1942, al ritorno da una missione di guerra, Salvatore Todaro morirà nel sonno, sulla nave appoggio Cefalo, mitragliata da aerei nemici a poca distanza dall'isola di La Galite, nel Canale di Sicilia.

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