venerdì 24 dicembre 2010

Centomila tonnellate: Il vero aspetto degli attacchi americani sulle coste atlantiche

Un altro articolo di "Vedetta Atlantica"


La flotta subacquea italiana dall'inizio della guerra che da qualche mese si è trasformata da europea in mondiale, ha dovuto saputo assolvere ai suoi molteplici compiti con perizia conseguendo risultati veramente sostanziali. Il teatro di questa immensa battaglia sul mare che gli avvenimenti le hanno man mano offerto sono stati tempestivamente occupati e in ciascuno i minuscoli scafi di acciaio hanno portato il oro contributo più o meno decisivo, dimostrando ampiamente al mondo intero qual è la tempra degli uomini che li armano.

Nello scacchiere Atlantico con la ristretta aliquota di unità che, lasciate le basi metropolitane si è trasferita sulle coste dell'oceano, i risultati ottenuti sono in relazione il numero dei sommergibili impiegati, forse più appariscenti. E' una forma di guerra particolare quella che sì combatte in oceano ontro il traffico mercantile e non può essere paragonata a quella che le unità metropolitane silenziosamente, pazientemente combattono in Mediterraneo. Lì il traffico nemico non esiste quasi più e quando è indìspensabile lasciare i suoi muniti porti per raggiungere le basi lontane che hanno bisogno di rifornimenti per resistere alla pressione sempre più forte a cui sono soggette, ciò avviene con disposizioni di convogliamento e scorta tali che obbligano le nostre navi di superficie a collaborare con i sommergibili per stroncare potentemente il tentativo. Con tante unità da guerra nemiche in mare i nostri sommergibili vengono allora impiegati principalmente contro di esse asciando alle veloci unità di superficie il compito di distruggere il nucleo di quelle destinate al trasporto dei rifornimenti.

In Atlantico invece il nemico non può accompagnare e difendere per migliaia di miglia il suo traffico necessariamente sempre presente in mare e affida quindi alle numerose piccole unità di scorta il compito di traghettarlo dalle coste americane a quelle dell'Inghilterra. Il bersaglio per eccellenza diventa quindi evidentemente il naviglio mercantile. Con la dichiarazione di guerra all'America il teatro si è ampliato e se da una parte ha ingrandito per i sommergibili dell'Asse le zone da battere, dall'altra ha aumentato le possibilità di attacco che oggi può essere effettuato praticamente contro qualsiasi nave incontrata per mare. Pur non esistendo una vera e propria zona di blocco dichiarato, le unità subacquee non hanno dubbi sulle regole da seguire. Indiscutibile vantaggio questo che ha in certo qual modo semplificato il compito dei comandanti di sommergibili liberandoli dalle pastoie che fino ad oggi avevano legato le loro azioni.

Ampliandosi il teatro della battaglia Atlantica, con l'entrata in guerra dell'America le unità hanno preferito cercare il nuovo nemico davanti alle sue lontane basi e lungo le sue coste. Forse ciò non è parso a tutta prima possibile agli strateghi americani che debbono aver incominciato a capirlo soltanto dopo le prime settimane di guerra, caratterizzate dai disastrosi bilanci sulle perdite subite dal loro naviglio mercantile. Nelle perdite totali che hanno già largamente superato il mezzo milione di tonnellate, le nostre unità hanno raggiunto nella prima ondata la cospicua cifra di contornila tonnellate. I bollettini hanno già dato i nomi dei comandanti ed i successi parziali da questi ottenuti, i giornali hanno già diffusamente parlato delle loro azioni. Un senso di ammirazione per i nostri valorosi equipaggi si e diffuso per la nazione, misto ad un certo stupore per le possibilità impensate dei nostri sommergibili che sono riusciti non senza difficoltà a portare la loro

offesa così lontano dalle basi di partenza.

Le ripercussioni di questi attacchi portati fin sotto le coste americane e nell'interno del mare dei Caraibi sono vaste. A parte le cifre raggiunte dalle perdite di naviglio nemico, ciò che più ha importanza è l'obbligo cha fin dal primo momento ha avuto la flotta americana di difendersi in casa propria. Le speranze che l'Inghilterra dopo la effettiva entrata in guerra dell'alleata America accarezzava, sono cadute. La flotta americana non ha potuto e non potrà nemmeno in seguito, distogliere dal fronte costiero atlantico quel poco delle sue forze che le vicende della guerra in Pacifico le hanno ancora permesso di lasciare. Essa dovrà pensare a difendere il traffico lungo le sue coste e dovrà abbandonare per sempre i convogli inglesi che saranno obbligati a tentare da soli le traversate dell'Oceano. Non si tratta quindi unicamente di semplici perdite di naviglio mercantile che i varii milioni di operai dei cantieri americani stanno cercando di ricostruire in tutta fretta; le varie centinaia di migliaia di tonnellate affondate in America dai sommergibili dell'Asse obbligheranno la flotta inglese a continuare il suo duro lavoro di scorta al traffico già da mesi al limite di resistenza senza possibilità di aiuto. Il traffico diretto in Inghilterra dovrà essere scortato dalla « Home Fleet »; e le perdite da essa subite fino ad oggi non potranno permetterle di assicurare la navigazione ai convogli così necessari alla Madre Patria.

I sommergibili dell'Asse portando l'offesa nei più lontani punti dell'Atlantico, hanno creato una nuova zona pericolosa, immensa, nella quale la potenzialità di difesa nemica si sparpaglia. Ne nasce quindi una maggiore possibilità di attacco da parte dei nostri sommergibili che non potrà non dare i risultati più lusinghieri.

Inseguimento di un convoglio

L'articolo che segue è tratto da "Vedetta Atlantica"

Aspettare un convoglio non è cosa divertente. E l'attesa diventa ancora più pesante quando si tratta di doverlo aspettare per molti giorni.

Si vive allora una vita strana di irrequietezza e non si vede l'ora che i ben conosciuti fumi all' orizzonte indichino l'avvicinarsi del ghiotto boccone. Altera tutto appare più chiaro, i nervi si distendono e si passa di colpo alla fase diciamo operativa, fatta di mille astuzie di piccole manovre, dalle quali dipende la possibilità di conseguire il successo tanto tenacemente voluto, tanto lungamente atteso.

In zona questa volta ci siamo soltanto noi; gli altri, molti altri, sono lontani a minacciare il traffico nelle zone più impensate, dove il nemico non può supporre che ci si possa arrivare. Ma la nostra arma subacquea arriva dappertutto; per essa non ci sono limiti, \non ci sono confini. Ripensando alla vita di quei lunghi giorni nei quali si è atteso il convoglio, giorni uguali passati fra cielo e mare come appesi alla cappa plumbea che ci ha perennemente sovrastato, pare di aver fatto qualcosa di inutile. Perché soltanto dopo molti giorni il convoglio è finalmente in vista. Verso il tramonto quando già si stava per decretare col cambio della guardia, stava infatti salendo in plancia il primo turno di notte, la fine di un'altra giornata vuota, spesa inutilmente a scrutare coi binocoli ogni pezzette di orizzonte, quando già il comandante aveva detto « Ci vuole pazienza, sarà per domani », ecco che lontano, molto lontano, verso il chiarore roseo dell' orizzonte si vedono dei piccoli pennacchi di fumo nero. E' il convoglio, non c'è dubbio, che naviga ad una quindicina di chilometri da noi. Prora sopra a tutta forza. Bisogna essergli vicino prima che faccia buio perché poi è difficile ritrovarlo; vicino per vederlo e' seguirlo nei suoi zigzagamenti sregolati di lungo serpe preistorico, ma non troppo, che la scorta ha gli occhi aperti ed è pronta a mettere la prua addosso. Se cosi succedesse tutto sarebbe perso; bisogna ficcarsi sotto, molto sotto e aspettare che il rumore delle eliche di chi ci sta cercando, si allontani per ritornare a galla ed avere la magra soddisfazione di non trovare più nulla. Siamo soli in zona e bisogna fare molta attenzione a non essere scoperti perché il nostro compito questa volta è quello seguire il convoglio, mantenere il contatto e dar così modo ad n sommergibili che stanno operando lontani, di accorrere in massa prima che le coste nemiche siano vicine. La missione che abbiamo è fra quelle più faticose. Bisogna continuamente intuire la manovra del nemico prima che sia eseguita e pazientare e star buoni anche quando le sagome scure dei piroscafi sono invitanti, cinque giorni è durato questo lavoro di pazienza. Di notte la cosa è relativamente facile perché ci si può avvicinare abbastanza da non essere costretti a tenere continuamente gli occhi al binocolo che stanca maledettamente la vista. Col buio si può azzardare molto e particolarmente nelle ore non di luna. Si può allora giocare di astuzia con la scorta sfuggendo alle sue ricerche, aspettando il momento buono per riprendere l'inseguimento, quando le piecole navi chiare sicure di non essere seguite raggiungono veloci ivoglio dal quale si sono temporaneamente distaccate. Ma di giorno le cose cambiano. Bisogna star lontani, molto lontani, alle

volte al di là del raggio di visibilità ed intuire ciò che il convoglio fa per poter sempre essere in condizioni di prendere contatto quando necessario e segnalare la posizione agli altri.

La vita a bordo procede come sempre. Nell'interno dello scafo si continua a lavorare serenamente, a riparare le piccole avarie che si manifestano, a preparare le armi. Non sembra davvero di essere così vicini al nemico, così prossimi all'azione.

Ormai la gente si è abituata e dalle rapide accostate che fanno sbandare il sommergibile intuisce la manovra. Tutta la barra a dritta. Si sente il rumore del timone che gira per lungo tempo e si capisce che qualcosa sta accadendo. I motori aumentano di velocità. Forse qualche cannoniera nella sua disordinata corsa ci ha messo la prua addosso. Ci ei allontana per evitare di prendere l'immersione. Infatti qualche minuto dopo il solito rumore del timone e questa volta lo scafo sbanda dall'altra parte. Si ritorna verso il nemico. II pericolo di essere avvistati è passato. Il guaio è che i convogli hanno anche la loro brava scorta aerea e contro questa l'unica cosa possibile per non farsi vedere, è sparire. Sono secondi palpitanti quelli dell'immersione; un lungo fischio echeggia nell'interno. La vita ha un momento di arresto. Tutti prendono posto ai loro macchinari. Si va sotto. Quanto ? Non importa. Il silenzio che accompagna la manovra è rotto soltanto dalla voce del timoniere che dice la quote. Ci si ferma dove ha deciso il Comandante, in relazione allo stato del mare, alla luminosità dell'acqua, a tante altre cose. Sopra, si immagina il grosso aereo rombante passare su di noi ignaro. Bastano pochi minuti. Si ritorna su a vedere. Si riprende la corsa verso il fumo nero che il convoglio ha lasciato dietro di sé. E così avantri per tanti giorni fino a che gli altri sommergibili sono finalmente vicini, tanto vicini da vedere il convoglio, da poterlo seguire per sferrare insieme l'attacco. Allora, il nostro compito finisce o meglio cambia. Non più mantenere il contatto, ma attaccare, attaccare a fondo con tutti i mezzi e affondare quanto più è possibile. E' la tanto attesa conclusione che riempie di entusiasmo anche l'ultimo marinaio di bordo, anche quello che non viene mai in coperta e che' non vede lo scoppio dei siluri. Questa volta però per noi non è possibile fare molto; nelle riserva di bordo non c'è più molta nafta per correre; la base alla quale bisogna ritornare è lontana. Fatti e rifatti i conti con. tutte le ottimistiche previsioni di chi vuole ad ogni costo agire, il Comandante ha deciso di ritornare dopo il tramonto. Due ore di possibilità e poi bisogna iniziare il rientro. In due ore se si ha fortuna si può fare molto !

Altri sommergibili sono già a contatto e si può quindi operare. Ma bisogna far presto, perché se no, si arrischia di rimanere a mezza strada senza una goccia di combustibile. Il convoglio non. è lontano e caduta che sia la notte, camminando a tutta forza lo si può raggiungere ancora nel limite di tempo stabilito. Il mare che è un pò mosso scende dritto di prora e si spezza contro la torretta di acciaio, dòpo aver sommerso la prua tagliente dello scafo. I motori girano al massimo. In plancia il Comandante è immobile, lo sguardo sul nemico che nel buio si intravede appena. Sta pensando forse da quale parte convenga attaccare. Tutti tacciono. Mancheranno pochi minuti all'accostata che punterà i siluri contro le sagome scure dei lenti piroscafi carichi, id un tratto, qualcosa succede improvviso. Sul fianco di un grosso piroscafo di testa che si vedeva appena, la scoppio rossastro di un siluro sale sul cielo buio. Quasi nello stesso istante un'altro scoppio sordo alza la sua colonna nera sui fianchi di una sagoma più nterna. Maledizione ! L'attacco è incominciato troppo presto. Bastava che l'altro avesse atteso ancora qualche minuto. Ma come poteva sapere di dover attendere ?

Non c'è tempo da perdere. Qua e là si accendono razzi colorati, Dengala illuminanti, fasci di riflettori. In pochi istanti è dato .'allarme e la zona è illuminata a giorno. Come fare ad avvicinarsi ? Bisogna tentare. Nessuno parla in plancia. Tutti sanno che il Conandante tenterà. Tutta la barra a sinistra. Massima forza. E' questione di secondi. Si tratta di arrivare afferrando il risultato tanto atteso o non arrivare. Secondi che sembrano eterni, lenti a passare, nei quali sì vive, si sente, si vede ogni minimo particolare. Davanti a noi ancora troppo lontano un piroscafo naviga nel chiarore dei bengala appesi al cielo nero. Sarà la nostra vittima se la fortuna ci assiste. Ancora qualche decina di metri, ancora qualche secondo.

« Fuori uno — Fuori due ».

La sirena ha dato il suo ordine. Rapida immersione. Bisogna sfuggire alla scorta che non può non averci visto. Quando rivedremo la luce del. giorno, sul mare oleoso che ci circonda siamo soli. La tragedia è passata. Il convoglio ha proseguito lasciando sul posto qualche suo membro. Ne fanno fede i rottami che galleggiano pigri sull'onda lunga dell'oceano.

Vedetta Atlantica



La Base Atlantica aveva un settimanale illustrato intitolato Vedetta Atlantica. Ne pubblico dal numero del 21 aprile 1942 la copertina e l'ultima pagina, particolarmente interessante perchè mostra alcune fotografie della vita della base.

Il sommergibnile Brin e il Sacro Cuore di Gesù

Il 26 febbraio 1941 il Reverendo Padre Messori Roncaglia, Tenente Cappellano della Base Atlantica, consacrava al Sacro Cuore di Gesù il sommergibile Brin. In ottemperanza alle clausole armistiziali il sommergibile Brin fu demolito. Durante questa dolorosa operazione fu ritrovata la sacra immagine che fu recapitata al Comandante Longanesi Cattani, ex-Comandante del Brin, che a sua volta la restituì a Padre Messori con questa lettera di accompagnamento:



La Spezia, 12 marzo 1969

Carissimo,
con i sentimenti che tu ben con0osci io ti restituisco la preziosa immagine che tu donasti al nostro Brin e che ci ha sempre protetti e guidati. Tu potrai conservarla insieme ai nostri ricordi, alla nostra emozione, al nostro affetto per te.
An cora grazie con tutto il cuore a nome di noi tutti.
Un abbraccio con antico fedele cameratismo dal tuo Angelo Longanesi Cattani.

mercoledì 10 novembre 2010

Naufraghi del Calvi

Testo della lettera inviata a Padre Messori Roncaglia, cappellano della base atlantica dai naufraghi del sommergibile Calvi autoaffondatosi il 25 luglio 1942 in Atlantico dopo un combattimento con navi inglesi. Probabilmente con il Calvi perirono alcuni marinai inglesi che riuscirono a salire sul sommergibile per catturarlo. I superstiti furono raccolti ed assistiti dal comandante Dalinson che fu amico del comandante Longobardo durante la loro permanenza in Cina. Il Dalinson che moriì tragicamente in Canada mostrò ai uperstiti un portasigarette con riprodotta la firma di Longobardo e la scritta "fraterna amicizia"

3/11/42/xx
Reverendo Padre,
siamo separati da Voi materialmente, ma il nostro pensiero è costantemente rivolto a Voi. I pochi rimasti del nostro eqipaggio abbiamo avuto per grazia di Dio la possibilità di restare assieme e viviamo come fratelli come per il passato. Il nostro amato Comandante [illeggibile] dei sommergibilisti, ci ha lasciati. In un aspro combattimento è stato trapassato da una cannonata nemica e si è immolato nella morte degli Eroi. Egli dall'alto del cielo ci vede e ci sorride. Oggi giorno dei morti ci sentiamo tristi più che mai, nell'impossibilità di solcare l'Atlantico e recarci là, dove sul fondo giace uno scafo glorioso con in plancia il suo condottiero che neppure la morte è riuscita a separare. In questo giorno in cui noi Italiani siamo soliti pregare per i nostri defunti, ci uniamo a Voi ai piedi della notra amata Vergine protettrice dei Sommergibilisti affinchè interceda per il meritato riposo dei nostri cari, che rivivono nelle pagine della Storia

Vita sessuale nella base

Ho trovato questo documento in cui le autorità della Base Atlantica davano le misure igienico sanitarie per i marinai che volessero avvalersi delle prostitute bordolesi


CASE DI TOLLERANZA

E' permessa lu frequentazione soltanto delle seguenti caso di tolleranza :


54, rne de. Belleyme Lido

34, ,, de Galles Moulin Rouge

39, ,, de Galles Sultana

415, ,, de Galles Etoile

44, ,, de Galles Glaces

49 ,, de Galles Montmartre

1, ,, Laterade Sphinx

52, ,, des Glacières Perron


Soltanto queste case sono strettamente e scrupolosamente sorvegliate dall'autorità sanitaria: percio' solo con la frequentazione di queste e con l'osservanza delle prescrizioni profilattiche è possibile evitare il grave pericolo del contagio venereo.

I rapporti sessuali con le meretrici clandestine che frequentano, bar, caffe e locali notturni soiid causa di 99 su 100. delle infezionl veneree deplorate fra il personale della Base: detti rapporti sono proibiti ed i trasgressori saranno severamente puniti

NORME PROFILATTICHE ANTIVENEREE . .

Prima dl'ìnlziare il rapporto sessuale:

i.) - Lavarsi accuratamente i genitali esterni con acqua e sapone applicando poi la pomata mercuriale sul glande e sul solo balano-prepuziale. La pomata è a disposizione in tulle le camere delle prostitute.

2.) - Pupo la precedente operazione, applicare sempre il preservativo, anche se la prostituta tenta di opporsi all'uso di questo, asserendo di essere sana.

Al termine del rapporto sessuale: '. /

3.) - Praticare una ulteriore pulizia del membro dopo aver allontanato il preservativo con la massima precauzione, allo scopo di evitare ogni possibilità accidentale di infezione, facile a verifìcarsi per semplice contatto con le dita.

4.) - Dopo la frequentazione della casa di tolleranza eseguire la comune profilassi antivenerea presso l'ambulatorio dell' Infcrmeria della Base, tenendo presente che questa pratica deve essere eseguila entro breve tempo, non oltre le due ore dal termine del coito, come, condizione indispensabile per evitare il contagio venereo

Chiunque accidentalmente sia colpito da. infezione, ha l'obbligo di presentarsi senza ritardo al sanitario della Base, che provvederà alle necessarie cure. E' fatto espresso divieto ai militari cho si ammalano, di ricorrere alle cure di medici della città. Le Autorità francesi hanno ricevuto severi ordini in proposito.


Sul frontespizio del documento il seguente avvertimento:

. Ricordi che soltanto osservando scrupolosamente le norme profilattiche antiveneree potrai conservare un Marinalo ldoneo per la Patria ed un cittadino sano per la famiglia,

domenica 17 ottobre 2010

Lettera di padre Messori

In questa missiva del 4 gennaio 1941 il Cappellano della Base Atlantica, Padre Missori Roncaglia, racconta il suo arrivo a Bordeaux e la sua prima impressione della base. Si accenna, a metà lettera, alla morte del Tenente di Vascello De anctis, che perì l'11 dicembre del 40 durante il rientro del sommergibile Argo. La missione dell'Argo nell'Atlantico del nord durò dal 22 novembre al 12 dicembre del 40. Il rientro fu provocato da danni subiti nel corso di un bombardamento aereo.

Carissimi

è un mese esatto che sono partito dal Pensionato per iniziare il mio viaggio verso l'Atlantico, e trovo finalmente il tempo d'intrattenermi un po' con voi, rubandolo, naturalmente,al sonno. Avrei tante cose da raccontarvi: ma mi fermerò' soltanto ad alcune, anche per ragioni che voi stessi intuite.

Il mio viaggio per venire qui, in complesso è andato bene ed è stato abbastanza interessante. Prima d'intraprenderlo potei celebrare la S.Messa (l'ultima che dicevo in Italia) sull'altare dei SS.Pietro e Paolo in S.Pietro e voi potete facilmente comprendere con quanta commozione. Il mattino prima avevo celebrato nell'altare posto nella stanza ove S.Ignazio ha scritto le Costituzioni della Compagnia, alla quale affidava il doppio compito della propria santificazione e di quella degli altri "inquavis mundi plaga"...La sera del 6 ho iniziato il viaggio, transitando per il Brennero, tra la neve, il 7 mattina: un ultimo nostalgico sguardo alla nostra, terra d'incanto che non ha uguali in nessun'altra parte (di quelle almeno che io ho visitato). Alle 14 arrivo a Monaco, ove ho celebratò la S.lessa nella nostra Residenza; poi visita ai principali punti della città, tra i quali la Piazza degli Eroi. Le mie impressioni non sono traducibili per scritto....Alla sera, seconda tappa sino a Colonia, ove, all'arrivo verso le 9 celebro la S.Messa nel famoso Duomo: è la Festa dell'Immacolata e voi potrete facilmente pensare come vi sia stato unito riandando la grande cerimonia che contemporaneamente,ormai tanto lontano, avveniva al Pensionato: ho raccomandato alla Madonna tutti i Congregati e i nuovi Consigli.|Mi reco alla nostra Residenza e mi sì dice che lo Zio (P.Marcozzi lo conosce) sta assai poco bene e se ne teme la morte di momento in momento; fràttanto na assai poche possibilità pur an che di respirazione; nè gli ha fatto meglio l'aria di altre città di Germania . Visito a Colonia con particolare emozìone il luogo ove un tempo risiedeva il Convento dei Domenicani: qui era maestro S.Alberto Magno e faceva i primi passi nello studio sacro S.Tommaso d'Aquino. A sera, terza tappa sino a Parigi attraversando il Belgio: per quanto lo ha permesso la notte lunare si sono potute vedere traccie della guerra che è stata veramente distruggitrice. Si arriva a Parigi al mattino per tempo e mi reco a celebrare la Messa nella insigne Chiesa di N6tre Dame des Victoires: fatidico titolo per un Cappellano Militare!! ma dì quali vittorie dello spirito ho parlato con la Madonna!! Non so se le mie impressioni su Parigi e sulle condizioni della Francia in generale potrebbero resistere al vaglio.della censura, e perciò' le riserbo anch'esse a voce; vi dirò soltanto che ovunque si incontra lo sfacelo di una nazione stravinta. Rivedo Parigi dopo tre anni, da quando vi fui per l'Esposizione Internazionale del 1937: quale spaventosa mutazione! Nonostante tutto i Francesi hannò ancora tanto orgoglio verso noi Italiani da disprezzarci con tutta l'anima e de apreferire a noi, di gran lunga, i Tedeschi. Non ci possono tollerare e ce lo dimostrano in tutti i modi sino a beffarsi, essi, dell'andamento della nostra guerra!! Quant'è triste e penoso questo stato di cose che allontana gli animi di popoli che la Provvidenza avrebbe voluto particolarmente vicini! È ancora più stridente, in queste feste natalizie, la profanazione che l'umanità ha fatto del meséaggip di amore di Cristo Gesù... La sera riparto da Parigi per l'ultima tappa del mio viaggio e posso, la mattina, celebrare la S.Messa nella più vicina Residenza di Padri Gesuiti, che provvidenzialmente non dista tanto dalla nostra Base. Mi è stato offerta fraterna ospitalità; ma non mi è stato possibile di accettarla perché troppo.discosta dal centro delle mie attività. Vi vado per i bisogni dell'anima mia, e per preziose informazioni, trovandovi sempre squisita cordialità, pur sotto la tristezza di chi assiste a si' penose condizioni della propria terra.

I nostri, Ufficiali e Marinai tutti, hanno accolto con vera esultanza la venuta del Cappellano che attendevano già da tanto tempo. Vorrei qui parlarvi a lungo delle imprese mirabili dei nostri uomini di mare e dei loro sommergibili: ma non mi è possibile; vi diro' soltanto che essi stanno vivendo giornate di vero eroismo e di continua dedizione al sacrificio, quali, forse,gì'Italiani non arriveranno mai a comprendere: in Atlantico, oltre gli altri, c'è un nemico insidiosissimo, il mare. Eppure si continua serena l'impresa epica che ci è stata affidata: e quando gli equipaggi ritornano a terra necessitanti di riposo, non è dato loro di trovare l'ambiente più idoneo a ciò' e lo spirito di sacrificio della nostra gente, che a volte ha davvero del leggendario, ritorna sempre fresco a superare sereno tutte le contrarietà!! Sublime, quantunque modesta, lezione a voi giovani che ora state preparandovi alla vita; non dimenticherete tanto facilmente a quale prezzo i destini d'Italia si vanno compiendo; e, me lo auguro, sarete degni di essi.

Io, dunque, vivo la mia vita continuamente in mezzo ai Marinai; la mia stanzetta è una cabina, di un grosso piroscafo che ci fa da base; i pasti li piglio, pure a bordo, con gli ufficiali; e, a bordo, mi sono allestito una graziosissima Cappellina utilizzando un altare discreto che ho trovato sul bastimento stesso e....coperte da letto in setà azzurra che mi sono servite per fare un bellissimo sfondo! Una cosa sola, e la principale, manca nella mia Cappellina: il Santissimo Sacramento. Potrei conservarlo, ma...gli Inglesi non mi danno suffioiente garanzia!! In questa Cappellina dico la Messa tutte le mattine nelle quali non ho speciàli cerimonie a bordo dei Sommergibili o altrove; e attorno all'Altare c'è sempre qualche Marinaio o Ufficiale che si accosta alla S.Comunione. Particolarmente belle le Messe che celebro per gli equipaggi dei sommergibili che partono per la missione in Atlantico e nelle quali si accostano sempre quasi la totalità dell'equipaggio alla S.Comunione. Cerimonia particolarmente commovente e suggestiva è statala Messa celebrata a bordo di un Sommergibile, rientrato dalla sua missione ove si è ricoperto di gloria, ma nella quale ha dolorosamente perduto uno dei suoi migliori ufficiali: l'equipaggio piangeva accostandosi alla Comunione per lui, fulgido esempio di eroismo e di bontà squisita d'animo. E gli uomini sentono molto come il sacrificio loro li avvicini a Dio: credo che raggiungerebbero davvero la santità, se....vivessero sempre in mare!!

La Messa festiva riesce molto bella: la celebro in un grande

locale ove istallo ogni volta l'Altare e vi si da tutta la maggiore solennità. Non potendo far pregare insieme a voce alta i Marinai,come si faceva a Napoli, perché mi manca qui l'aiuto del buon Gesuitino che là avevo trovato in mio soccorso, cerco di supplire distribuendo i librettini di preghiera a tutti e aiutando lo spirito di raccoglimento con qualche disco di musica sacra, ben scelta che si fa suonare in un apparecchio amplificatore che ho istallato per questo preciso fine. Il numero degli intervenuti è sempre quasi totalitario, sia da parte degli Ufficiali che dei Marinai, Oparai, Militarizzati; primo tra tutti l'Ammiraglio.

Natale l'ho preparato con un triduo di predicazione, che dovrei dire "notturna", per i Marinai. Mi portavo, infatti, con loro al luogo distanziato dalla Base diurna, ove dormono per maggiore sicurezza e dentro a uno dei cameroni, salendo su di un lettino di legno, al secondo piano (i letti sono a due piani per guadagnare spazio) parlavo di Gesù' ai Marinai, da questo strano pulpito; poi tutti si cantava "Tu scendi dalla stelle" e una canzoncina alla Madonna; indi Confessioni sino a tarda ora. La mattina dopo, in una Cappellina di Suore di San Vincenzo, vicina a noi e gentilmente concessa, celebravo la S.Messa con Comunioni per il gruppo dei Confessati la sera avanti. E così per le tre sere, decongestionando l'accesso ài Sacramenti il giorno dì Natale. La notte santa celebrai a mezzanotte, in un certo posto, per tutti gli Ufficiali con l'Ammiraglio e si ebbero un discreto numero di Comunioni; all'alba in un altro posto per tutti i Marinai, con una cerimonia molto ben riuscita; verso mezzogiorno la terza Messa per tutti insieme uniti. Con l'aiuto di un ufficiale e di alcuni marinai ho costruito il Presepio, che mi sembra (!!) davvero grazioso: è piaciuto assai: in queste sere ci siamo andati innanzi per la recita del Rosario e il canto di "Tu scendi" in un bel gruppo di Marinai.

II pranzo di Natale ha veduto uniti in fraterna allegria Ufficiali ed Equipaggi, e al pomeriggio c'è stata la distribuzione di doni molto ricchi allestita dal Comando stesso: cosi' è stato meno sentito la nostalgia delle famiglie lontane....

L'ora del tempo e la vostra pazienza m'inducono a por fine a questa mia lunga lettera; voglio soltanto dirvi che vi ho tutti sempre presenti in cuore e nella preghiera: Padri, Fratelli, Professiosti,Studenti; Pensionato, Scuola di Religione....tutti, tutti e vi raccomando sempre alla Madonna nostra Immacolata. Voi, tutti, ricambiatemi questa grazia. Ogni vostra corrispondenza mi sembrerà un poco di Pensionato e un lembo di cielo d'Italia...Addio


Vostro affezionatissimo Carlo Missori Roncaglia





lunedì 27 settembre 2010

Un alttro falso


La breve sopravvivenza della base atlantica dopo l'armistizio, la sovrastampa dei francobolli in vendita presso l'ufficio postale e la difficoltà di inoltrare la corrispondenza in Italia dopo lo sbarco alleato hanno fatto sì che esistano molti falsi sia di sovrastampe che di annulli postali. Nella busta qui riportata i francobolli hanno la sovrastampa originale mentre il timbro postale è di fantasia e è falsa anche la firma del perito.

Un falso


In questo caso il francobollo ha la sovrastampa originale della terza serie ma l'annullo postale è falso

Rarità filateliche


All'annuncio dell'armistizio la Base Atlantica cessa di funzionare come base operativa. Il comando aderisce alla RSI.
I francobolli sono sovrastampati e per la rarità di alcune sovrastampe diventano stimolo per i falsari. Già all'epoca di esistenza della base questi francobolli sovrastampati erano usati dal comando per saldare le competenze maturate. E' il caso di questi valori postali che mio padre ricevette in dono dal comandante Mario Rossetto assieme alla seguente lettera:

Caro dottor Sottotetti,
a seguito della sua gradita visita durante la quale abbiamo parlato dei francobolli sovrastampati emessi - dopo l'8 settembre 1943 - dalla Base dei Sommergibili Atlantici, desidero confermarle quanto segue:
Gli esemplari dei suddetti francobolli in mio possesso mi furono inviati dall'ufficio di Commissariato della Base dopo che io ero rientrato in Italia (destinato ad assumere il comando del sommergibile Beilul), nel marzo 1944 come controvalore del saldo delle competenze maturate stando in forza a Betasom e non liquidate al momento della mia partenza da Bordeaux
Con i più cordiali saluti
Mario Rossetto
S. Donato Milanese 30 settembre 1992

Sesto San Giovanni 31/8/44


Busta affrancata con francobollo da 50 cent. Imperiale con la sovrastampa della seconda bozza su cinque righe
ITALIA REPUBBLICANA FASCISTA BASE ATLANTICA

giovedì 16 settembre 2010

Treviso 23-6-44


Busta raccomandata affrancata con due francobolli da 25 più uno da 30 centesimi, serie monumenti distrutti, un 50 centesimi della serie imperiale con soprastampa della RSI e un 50 centesimi della serie imperiale con la soprastampa della base atlantica "seconda serie. Tariffa in eccesso di 5 centesimi.

mercoledì 15 settembre 2010

Ultime corrispondenze - 3


Ultimo invio conosciuto dalla Base Atlantica

Ultime corrispondenze - 2


Con il mese di maggio del 1944 il Comando tedesco ordinò che la corrispondenza fosse annullata con il bollo postale della Feldpost e che tramite essa venisse inviata in Italia.
Il mittente doveva aggiungere al grado, cognome e nome
Feldpost N° 85701
numero assegnato alla Prima Divisione Marina Italiana in Atlantico formata dai militari della base che avevano aderito alla RSI.
L'ultima corrispondenza proveniente dalla base a me nota è datata 28 maggio 1944.

Qui sopra è riprodotta una busta affrancata con francobollo da 50 centesimi imperiale con sovrastampa della terza bozza recante una nuova dicitura
Répubblica sociale italiana Base atlantica

Al verso il timbro d'arrivo di Montanaro-Torino del 7 giugno 1944

Ultime corrispondenze


Si tratta di una raccomandata del Comando Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico. E' una busta non affrancata con bollo postale ovale senza datario in transito delle
POSTE ITALIANE COMANDO 10^ FLOTTIGLIA M.A.S.

Al recto la targhetta di raccomandazione con il nome di La Spezia ed in arrivo il timbro rotondo
R.R. POSTE T.S.

Al verso timbri amministrativi rotondi privi di stemma ed il timbro postale di
GENOVA RACCOMANDATE ARRIVI 23.3.44

Timbro filatelico?


I francobolli presenti su questa cartolina recano una sovrastampa - originale - applicata nel gennaio del 44. Bisogna quindi dedurre che sia stato applicato un annullo di favore retrodatato e che la missiva non sia stata inoltrata attraverso la posta.

giovedì 2 settembre 2010

Sovrastampa

Nei primi mesi del 1944 venne eseguita una nuova sovrastampa dei francobolli usati dalla Base Atlantica. La dicitura - su cinque righe - diceva

REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA BASE ATLANTICA

caratteristica di questa sovrastampa la "é" su repubblica. Possiamo vedere questo tipo di francobolli nella busta presente in questo post.
La busta è affrancata con una coppia di francobolli da 25 cent. della serie imperiale. Si noti anche la censura del regno.
Molto probabilmente la busta fu bloccata dagli eventi bellici e giunse a destinazione solo al termine delle operazioni militari.

26 luglio 1943

L'ordine del giorno n. 67 del 26 luglio 1943 fu redatto in questi termini:

In qauesta ora grave che la Patria attraversa rafforziamo con
decisa fermezza la volontà di combattere con l'animo teso alla vit-
toria finale spalla a spalla con i valorosi camerati germanici.-
Nel rinnovare il nostro giuramento di fede riaffermiamo la vo-
lontà di tutto dare per il bene inseparabile del Re e della Patria.

Betasom, 26 luglio 1943.XXI

per IL COMANDANTE SUPERIORE ass.
IL CAPITANO DI FREGATA
Comandante in 2^
(Ferdinando CORVI)

sabato 17 luglio 2010

Annullo ovale


Busta non affrancata e ufficiale del sommergibile Guglielmo Marconi con scritto a macchina "Tassa a carico del destinatario" e tassa a destino da una lira con annullo di
BOLOGNA CENTRO CORR. PACCHI*TASSATE*22.12.40 XVIII

Timbro ovale in gomma
RR.POSTE
R.SMG. "G. MARCONI"



Busta non affrancata con timbro postale ovale in gomma

REGIE POSTE
R. Sommergibile
"MALASPINA"

a penna "Tassa a carico del destinatario" tassata a destino con segnatasse da £1 con annullo di

BOLOGNA CENTRO CORR. e PACCHI*TASSATE*22.11.40

venerdì 9 luglio 2010

La storia in un timbro

Verso la fine dell'aprile 1942 all'ufficio postale fu assegnato un nuovo bollo postale con la seguente dicitura:

FORZE SUBACQUEE ITALIANE IN ATLANTICO

con stemma dello stato al centrto. La prima data nota è il primo maggio del 42. Questo bollo non fu più sostituito e seguì le vicende politiche del momento. Infatti con la caduta del fascismo venne tolto il tassello dell'anno dell'era fascista presente in una corrispondenza del 1078743 ma mancante in un'altra del 1478743. Dopo l'otto settembre - con l'adesione del comando della base alla RSI venne scalpellato lo stemma sabaudo








giovedì 8 luglio 2010

Un episodio poco noto

Nel gennaio del 1941, in previsione dell'evacuazione della base di Massaua, fu stabilito di inviare in Giappone i sommergibili Archimede, Ferraris, Guglielmotti e Perla. In seguito ad un accordo tra Betasom e l'ammiraglio Doenitz si decise il loro trasferimento a Bordeaux. I tedeschi avrebbero provveduto, come in effetti avvenne, al loro rifornimento per mezzo delle loro navi cisterne.

L'ammiraglio Parona, comandante della Base Atlantica, elogiò gli equipaggi per il loro valoroso comportamento dimostrato durante il viaggio da Massaua a Bordeaux. Questa circumnavigazione dell'Africa avvenuta in pieno conflitto non fu mai riportata da alcun bollettino di guerra.

Piroscafi italiani


La Base Atlantica ospitò pure dei piroscafi italiani che alla dichiarazione di guerra furono bloccati in porti neutrali e riuscirono a violare il blocco navale alleato giungendo - come il piroscafo Ida - a Bordeaux.

La prima busta, diretta a Las Palmas, presenta un bollo trilingue annunciante che la missiva è giunta dopo la partenza del piroscafo.
La seconda è invece indirizzata a Bordeaux dove il vascello giunse al termine del viaggio.


Sommergibile Cagni


Il sommergibile Cagni Cl. Saint Bon entra in servizio il 1° aprile 1941 e fu l'ìultimo sommergibile italiano ad arrivare a Bordeaux. All'annunzio dell'armistizio il Cagni era diretto in oriente come sommergibile trasporto e - dopo aver ascoltato l'equipaggio - il comandante si diresse a Durban (Sud Africa). Rientrerà in Italia il 2/1/1944. Naviglio affondato per 5840 t.s.l.


mercoledì 7 luglio 2010

Sommergibile Giuliani


Il sommergibile Giuliani Cl. Liuzzi entra in servizio il 3/02/1940. A Bordeaux il 6/10/1940. A Gotenhafen il 6/4/1941 presso la Sezione tattica sommergibili italiani (Marigammasom) per completare l'addestramento dii ufficiali ed equipaggi alla guerra in Atlantico. Rientra a Bordeaux il 23/05/1942. Catturato dai nipponici il 10/9/1943 a Singapore è ceduto ai tedeschi che lo contraddistinsero con la sigla U.IT.23
Risulterebbe affondato nel Canale di Malacca il 14/2/1944 dal sommergibile britannico Tally Ho.
Ha affondato naviglio per 16104 t.s.l.
Comandanti: D'Elia, Raccanelli, Bruno, Tei

sabato 12 giugno 2010

Sommergibile Dandolo


Cartolina in franchigia per le Forze Armate dal sommergibile Dandolo. Il mittente risulta il Capitano di Corvetta Boris, comandante del Dandolo. Riporto quanto egli scrive alla sua madrina. Durante il secondo conflitto mondiale le autorità del regime favorirono il rapporto epistolare tra militari e le madrine. Fu ritenuto un mezzo per far comprendere a chi era lontano dalla Madre Patria la partecipazione del popolo al suo sacrificio e pericolo:
Gent.ma Signora, il mio marinaio mi ha portato, col vostro dono, l'espressione della vostra partecipazione spirituale alla nostra dura vita di sommergibilisti. _
Avete così tocccata la corda più sensibile dell'animo nostro. Nulla può farci più felici che il sapere, nel quotidiano esercizio dell'arduo nostro lavoro, che c'è chi ci pensa, ci apprezza, ci segue amorevolmente. - Ve ne sono infinitamente grato e vi prego di gradire i più cordiali saluti. -
Riccardo Boris


Il sommergibile Dandolo, Cl. Marcello, entra in servizio il 25/3/1938. A Bordeuax il 10/9/1940.ò Rientra in Italia il 2/7/1941. Naviglio affondato per 6554 t.s.l.
Comandante Boris

Sommergibile Otaria


Cartolina in franchigia per le Foze Armate dal sommergibile Otaria Cl Glauco. Entra in servizio il 20/10/1935, a Bordeaux il 6/10/1940. Naviglio affondato per 4662 t.s.l. Rintrato in Italia il 14/9/1941

Comandante Vocaturo

Sommergibile Bagnolini


Cartolina in franchigia per le Foze Armate dal sommergibile Bagnolini Cl. Liuzzi. Entra in servizio il 21/12/1939, a Bordeaux il 30/9/1940. Naviglio affondato per 3660 t.s.l. Risulta affondato, da fonte inglese, l'11/3/1944 nei pressi del capo di Buona Speranza da aerei inglesi

Comandanti: Tosoni, Chialamberto, Tei, Corsi, Amendolia

venerdì 11 giugno 2010

Sommergibile Calvi


Cartolina in franchigia per le Forze Armate dal sommergibile Calvi. Questo sommergibile entra in servizio il 16/10/1935. A Bordeaux il 23/10/1940. Affondato da navi inglesi il 15/7/1942 in Atlantico. Naviglio affondato per 29603 t.s.l.
Nel dicembre del '41, su richiesta del comando della marina germanica, partecipa con i sommergibili Finzi, Tazzoli e Torelli al salvataggio dei naufraghi delle navi corsare tedeschi Atlantis e Pyton.
Comandanti: Caridi, Olivieri, Longobardo

Sommergibile Tazzoli


Il sommergibile Tazzoli Cl. Calvi entra in servizio il 18/4/1936. A Bordeaux il 24/10/1940. Sconosciute le cause del suo affondamento avvenuto tra il 18 e il 5 maggio 1943 nel golfo di Biscaglia mentre era diretto a Batavia (Indonesia) come sommergibile trasporto. Naviglio affondato per 96553 t.s.l.
Comandanti: Raccanelli, Fecia di Cossato, Gaito

Sommergibile Leonardo da Vinci


Busta intestata al R. Sommergibile "LEONARDO DA VINCI" tassata a destino con segnatasse da 50 cent. e annullo di Bologna centro corr. e pacchi *Tassate* 3.12.40 XIX

Il sommergibile Da Vinci Cl. Marconi entra in servizio il 7/04/1940. A Bordeaux il 31/10/1940. Affondato da navi inglesi presso le Azzorre il 23/5/1943 mentre stava rientrando dopo aver operato nell'Oceano Indiano. Naviglio affondato per 116686 t.s.l.
Comandanti Calda, Longanesi, Gazzana

Battaglione San Marco


Cartolina illustrata affrancata con due francobolli da 10 centesimi della serie fratellanza d'armi. Al battaglione San Marco fu affidata la difesa dei Comandi e del recinto della base, ai tedeschi la difesa esterna ed il dragaggio della Gironda e della zona di mare ad essa adiacente. I tedeschi provvidero pure alla difesa aerea con due squadriglie di caccia, preso Merignac, ed alla difesa contraerea

giovedì 10 giugno 2010

Diario di padre Messori 17

17 XI Sono le 2 di notte: naturalmente a bordo nessuno dorme. E a quest'ora si riemerge; sarà l'ultimo tratto di navigazione rischiosa; ormai si sente di avere in pugno la meta: ma proprio per questo, occorre maggiormente vigilare. Il mare è buono; una luna pallida rischiara le acque; non troppo, prudentemente. Ormai la nostra posizione è precisata dal concorso dei rilievi radiogoniometrici e dello scandaglio. Teniamo un'andatura media, anche perché non si vuole incontrare il smg. incognito che ci è stato annunciato in arrivo con noi all'appuntamento col dragamine. E, a proposito, a che ora arriveremo a questo prezioso appuntamento? Saremo molto in ritardo? si dovrebbee giungere alle 6 1/2 del nuovo orario, corrispondenti alle 7 1/2 del bordo. Ebbene, anche per dovere di cortesia, non faremo aspettare troppo il dragamine tedesco! Sono quasi le 8 e all'orizzonte si profila la nota sagoma della nave amica; il segnale di riconoscimento è lanciato, ad esso risponde il segnale convenuto. Evviva! siamo, ormai, arrivati! Sì, perché, le eventuali mine che possono esserci in questo tratto di mare, non ci preoccupano per nulla: c'è, davanti a noi, chi ci prepara la strada con generosa abnegazione!! Accanto allo sperbrecker, ci attende il smg. segnalatoci: chi è? Non tardiamo a riconoscere il BG. Una viva emozione ci prende: con lui lasciammo la terra sessantaquattro giorni orsono; con lui, oggi, ritorniamo a terra. Vorremmo, di cuore, che anche al suo periscopio sventolasse qualche bandierina. Se l'è meritata! Rivediamo luoghi noti e in plancia si fa a gara per fare gli avvistamenti, per primi: ecco il faro della punta de Gave, ecco l'ampia baia di Royan; ecco la terra, finalmente, sì la terra ricoperta di una lussureggiante pineta! Il verde, che bel colore, sopratutto dopo tanto tempo che più non lo si contempla! A mezzogiorno e mezzo ci culliamo alla foce della Gironda, in attesa d'imbarcare il pilota: da lui sapremo le prime notizie politiche di questi ultimi giorni di navigazione. Si riprende contatto col mondo! e bisogna tenersi al corrente di quanto ci accade attorno; gravoso compito per chi non vive, isolato, nelle immensità di un'oceano. A basso, tutto è un fermento di preparativi per lo sbarco. Anche la "cattedrale di bordo" è smontata. Questa mattina è stata celebrata l'ultima Messa in questo singolarissimo Tempio del Signore. Come sembra vuoto, ora, il locale girobussola senza più quella bianca mensa, l'unica macchia bianca in mezzo a tanto sporco; come sembra buia, ora che non brilla più la luce dolce delle due candelette elettriche e del lampadine dinanzi al Tabernacolo! La gente che passa, contempla questo vuoto, e in cuor suo maggiormente apprezza il "pieno" di vita che ha avuto a bordo durante tutta la missione, poi che a bordo portava con sé l'Autore della Vita, Cristo Signore. Si accumulano sacchi, involti, valigie, cassette e si riassetta un po' all'interno. Non si direbbe neppure che il smg rientra da una lunga missione di guerra tanto, a vederlo di primo achito, sembra ordinato e ben pulito! Contemporaneamente ci andiamo alleggerendo di tutto 1 pese ormai superfluo e lo scafo sale, sale a fior d'acqua lasciando scorgere un'ampia barba di lichene marino che gli è cresciuta attorno nella lentezza della lunga navigazione. Povero vecchio AH, ti è venuta la barba, eh, ad andare così piano ! Un po' prima delle 14, d'accorso col BG , iniziamo la navigazione fluviale. Naturalmente si farà a vedere chi corre di più! è una gioconda sfida tra i due Direttori di Macchina, tra i due equipaggi! E poi, poi c'è anche un po' di fretta di mettere, finalmente, il piede a terra: sono 64 giorni che non si tocca suolo fermo! La gara incomincia, appassionante; ma ben presto YAH, ritrovando in se stesso un meraviglioso slancio giovanile, distacca progressivamente il BG, dato come vincente dal... totalizzatore, e lo lascia....lo lascia, chissà dove?? Bravi i motori: non pare neppure che si accorgano di aver rombato per più di dieci mila miglia. Ci si riavvicina al mondo, cosi detto, civile: si rivedono i tram della periferia, gli automobili, il treno. In ciclo alcuni aerei da caccia tedeschi, acccortìsi di noi, ci fanno attorno un carosello festoso. E, finalmente, l'ultima svolta. Ecco la banchina De Grasse; ecco le chiuse. Ora si riaprono dopo di essersi pesantemente richiuse ottanta gioni or sono, dietro la poppa dell'AF/. Sulla banchina volti amici ci attendono e salutano con festa il ritorno glorioso del nostro battello, dell'Equipaggio, del Comandante Saccardo che ha cosi brillantemente conchiuso la sua prima missione. In quell'applauso festoso ci pare di sentire l'applauso della nostra Patria; e quello commosso dei nostri cari che hanno, da oggi, finito l'agonia dell'attesa. Che fossero proprio del tutto estranei alla gente dell'Equipaggio, messo il piede a terra, i ragionamenti che Giacomo Leopardi fa fare ai compagni di navigazione di Cristoforo Colombo? "Chi pose mai nel numero dei beni umani l'avere un poco di terra che ti sostenga? Niuno, eccetto i navigatori e massimamente noi, che per la molta incertezza del successo di questo viaggio, non abbiamo maggior desiderio che della vista di un cantuccio di terra: questo è il primo pensiero che ci si fa innanzi allo svegliarci, con questo ci addormentiamo; e se pure una volta ci verrà scoperta da lontano la cima di un monte o di una foresta, o cosa tale, non capiremo in noi stessi dalla contentezza?" Eppure, il saluto di tra la gente, ufficiali ed equipaggio, era uno: "Allora intesi, arnvederci tutti alla prossima missione! Nessuno manchi!" Donde mai questa segreta forza di riaffrontare una vita di tanto disagio e di tanto rischio? Risovvengono i versi di Alessandro Manzoni: O giornate del nostro riscatto! oh dolente per sempre colui che da lunge, dal labbro d'altrui, come un uomo straniero, le udrà! che a' suoi figli narrandole un giorno, dovrà dir sospirando "io non c'ero"

Dal R. Smg. "Archimede"
operante in Atlantico dal 31 agosto 1942 XX al 17 novembre 1942 XXI
Carlo Messori Roncaglia scrisse questo Giornale di bordo.


Diario di padre Messori 16

14.15 XI La forza del mare, ieri, oscillava tra 8 e 9. Quest'oggi, un po' meglio. Nei momenti più acuti ha raggiunto forza 7; il vento, a 80 km circa e più. Le vedette, e, tra tutte, primissimo il Comandante che non lascia il suo posto in plancia dal primo momento all'ultimo del periodo di navigazione in superficie, hanno modo di fare opportuni frequenti lavaggi, cui non sono sufficienti a neutralizzare le tenute cerate. Anche oggi si è stati emersi circa 5 ore: dalle 14.30 alle 19.30. E si è camminato più di ieri. Domenica! dovrebbe essere, al fine, l'ultima domenica trascorsa in questa navigazione a bordo. La Messa è celebrata nel quadrato sottufficiali, l'unico locale che non avesse ancora avuto tale cerimonia. Quando, alle 14.30 si emerge, si ha il conforto di poter trovare un mare più calmo: forza 4 - 5. Anche il vento è girato a sud. Si può camminare a buon'andatura e, dopo la carica, si va a due motori. Sono le 20.15 e ci s'immerge. Poi sorge un angoscioso enigma: dove siamo con esattezza? Nessun rilievo, nessun punto nave è stato possibile. Tra l'altro, le bagnate al sestante dei giorni precedenti hanno pienamente inutilizzato lo specchio! Si ricorre a riparazioni, quanto mai ingegnose. Ma ahimè insufficienti e, invano è sacrificato lo specchio di un ufficiale di bordo per tentare la sostituzione di quello del sestante! Il sestante di scorta è, naturalmente, in condizioni pietose: inutilizzabile. Si discute con calore: arriveremo per il 17 all'appuntamento? o si dovrà rimandare al 18?. Nella prima ipotesi bisognerà navigare di più, in superficie, domani; nella secoda sarà necessario un telegramma a Bx e, inoltre, si dovrà prolungare di una giornata ancora la faticosissima traversata di questo tratto di oceano. Decisi che la notte porta consiglio, si rimanda ogni ultima deliberazione all'indomani. Anche perché domattina si dovrà tentare di ogni modo di cogliere una retta di sole. Tutti si va a dormire e si sognano soli sfolgoranti; sestanti in piena efficienza; livelle precise atte a dare l'esatta posizione..;
  1. XI Sono le dieci, quando il battello emerge. Un pallido sole gli sorride; ma troppo anemico per riuscire a coglierne una linea precisa. Il mare è buono; vento discreto. Avanti a due motori, a forte andatura! Sono, in verità, ore di ansia. Se si dovesse essere avvistati da aerei nemici? Eppure ormai la decisione è stata presa: si navigherà in superficie per 12 ore, al fine di portarsi in posizione per poter raggiungere domattina il posto dell'appuntamento. Frattanto si riceve un telegramma che conferma che domattina alle ore 6.30 lo sperbrecker tedesco attende, al posto fissato, "entrambe le unità". Quale sarà l'altra unità? Giacché, non avendo i nuovi nominativi, non possiamo sapere a chi sia stato inviato il telegramma. Comunque dobbiamo essere all'appuntamento! Si cerca febbrilmente di sapere a che punto siamo. Ma è proprio buffa questa: camminare senza sapere né dove si è, né dove si va! ossia, grosso modo, si, lo sappiamo che puntiamo verso l'Europa e non verso l'America; ma, insomma, dove proprio, con precisione? S'interrogano, con una serie ininterrotta di "stop" sonoramente ripetuti tra la cabina RT, e la camera manovra, tutti i radiofari in attività lungo le coste della Spagna, della Francia, dell'Inghilterra: i responsi più strani! Secondo uno dovevamo navigare, in piena terra ferma, quasi al centro della Spagna! "Beh, meno male , che si è già a terra" si era tentati di dire. Poi uno scossone ti sbatteva contro una paratia per richiamarti alla realtà....Finalmente, sono ormai quasi 12 ore di navigazione in superficie (un vero record ardimentoso), si riesce a strappare una linea alla luna. Pare che siamo proprio secondo le previsioni dei nostri calcoli. E allora, si può andare un po' sott'acqua: così, per riposare un po'; per distendere quei poveri nervi che davvero hanno dovuto essere d'acciaio. Un plauso sincero al Comandante che ha voluto questa bella giornata di ardimento e che se l'è goduta tutta in plancia, dalle 10 del mattino alle 10 di sera.

Diario di padre Messori 15

11.12 XI Incomincia la navigazione occulta, secondo le ultime disposizioni di Bx. Ci si immerge alle 8.15 a 41° 48'. Si riemerge alle 15 circa. Si cammina a due motori con 260 - 280 giri sino alle 20.20 circa, ora dell'immersione. La navigazione occulta, con tante ore di immersione, riesce notevolmente pesante anche perché il fisico è abbastanza debilitato dopo tanto periodo di missione, fl morale è sempre buono e la gente è serena. In plancia le vedette di guardia sono rinforzate anche per vigilare su eventuali sommergibili nemici. Durante la notte tra l'il e il 12 gl'idrofoni pare accusino una lontana sorgente e la gente di guardia avrebbe anche sentito qualche lontano rumore come di bombe. Comunque, nessun allarme è dato a bordo. Si riemerge alle 15 circa. Tempaccio! c'è mare forza 6 - 7 e vento molto forte. L'andatura dei termici non può mantenersi troppo elevata; ma, in complesso, si cammina discretamente e le miglia percorse sono, sinora, quelle previste dai calcoli in base alla data di rientro comunicata a Bx. L'immersione è fatta verso le 20.15. Un particolare interessante: dopo parecchie ore di immersione si cerca di accendere un fiammifero; ma non ci si riesce: manca l'ossigeno sufficiente! Eppure i polmoni respirano! Decisamente, l'uomo è un animale molto resistente ! !.. La carica degli elettrici avviene sempre con la massima regolarità e, in media, alla emersione c'è sempre un residuo di 10-12.000 ampère.

13. XI Quest'oggi abbiamo avuto il mare e il vento più rabbiosi di tutta la missione. Un cielo dal colore di piombo, mare da tutte le parti, onde altissime e spaventose, voragini profonde, raffiche di pioggia e di grandine. A basso s'imbarca acqua a tonnellate ed è una danza deliziosa! l'equilibrio è veramente instabile!! Il battello da prova di essere quanto mai marino: si arrampica, precipita, si scosta, risale, scrolla di dosso le ondate e rimerge allegro. Bravo, vecchio Archimede ! ! Ma, in compenso, non può dare prove di grandi velocità. Non è possibile camminare a due motori; e anche il solo in moto non può realizzare più di 4 nodi, circa, all'ora. Ci si immerge alle 19.35, dopo cinque ore veramente di difficile navigazione. Sott'acqua arriviamo a sentire il mare sino a 80 metri! Sovvengono le affermazioni, sicurissime, dei trattali idraulici che assicurano non sentirsi alcun mare, per quanto furioso, al disotto dei 25 - 30 metri.... Questa sera a prora, con grande successo, è stato proiettato il "Purgatorio" di Dante. Non si sarebbe detto che si era a bordo di un sommergibile che stava facendo la traversata della Guascogna sotto la vigilantissima sorveglianza nemica!!

mercoledì 9 giugno 2010

Diario di padre Messori 14

1.4. XI Mentre continua fuori un mare molto agitato, che raggiunge a periodi forza 5 e non lascia mancare frequenti incappellate d'acqua che costringono a una continuata manutenzione dei quadri elettrici, avvengono, all'interno, cari episodi. L'I sera, vigilia dei Morti, a prora e a poppa si prega, recitandosi il Rosario, per i Compagni caduti combattendo; per i nostri compagni, qui in Atlantico, in modo speciale; per tutti i Defunti nostri. E il mattino seguente, nella piccola cappella di bordo sono celebrate le tre Messe per i Defunti, cui partecipano la gente prima o dopo di aver fatto il proprio turno di guardia. Una dolce unione di spirito stringe così questi uomini, in navigazione di guerra, agli affetti e alle persone più care.


Il giorno 3 intercettiamo e decifriamo un telegramma indirizzato al BG , per lungo tempo nostro vicino di operazione, nel quale è comunicato al Comandante Corsi la sua promozione a Capitano di Fregata: e ce ne rallegriamo. Il quattro sera, si vuole ricordare il giorno della vittoria e ci sono, inoltre, due Carli da festeggiare, il cuoco imbandisce un dolce, che per essere congegnato a bordo, è stato trovato saporoso e appetitoso. Decisamente, a bordo, le esigenze sono poprio minime !

5. 8. XI II mare anche oggi, 5, è furioso; anzi ha raggiunto il massimo della forza che abbiamo mai incontrato in questa zona (6). Tra i lavacri, cui ha sottoposto di frequente la plancia, uno ce n'è stato particolarmente violento che ha messo a mal partito gli ufficiali e la guardia in plancia, compreso il Comandante: come gocciolavano, poverini, quando sono scesi per cambiarsi!!


Il 6 segna una diminuzione nella forza del mare. Ma, in compenso, si nota una lieve perdita di nafta: e allora si procede a un ulteriore travaso dal bottazzo di sinistra. E tutto torna normale.

Sabato 7, alle 21, un avvenimento di singolare emozione. Si avvista, dopo 54 giorni, il primo segno di terra! E' il faro di Punta Pargo dell'isola di Madera: siamo ancora distanti circa 28 miglia. Ma il faro è visibile per la sua considerevole altezza sul mare: 185 metri. Più tardi vogliamo gustarci "una notte a Madera" e di fatto, sulla mezzanotte, possiamo scorgere chiaramente tutta la sagoma dell'isola, quasi la groppa di un immenso cetaceo; e in un angolo un chiarore diffuso: le luci della città capitale, Funchal. Alle quattro del mattino (è già domenica 8) si riceve da Bx un graditissimo dispaccio: "Per Comanante Saccardo. Vi è stata concessa la Croce di Ferro di 2Aclasse. Vive congratulazioni". E a bordo, nella notte profonda, una spontanea cara festa al siluratore dei transatlantici. La Messa di questa domenica è celebrata nella Camera di lancio addietro: anche questo locale doveva avere tanto onore. Il mare è più calmo e permette il cammino a due motori, a 240 giri.

9. 10 XI Dopo la regolare immersione per la manutenzione dei siluri, durante due ore, riceviamo un telegramma di Bx, diretto a noi e al BG. Una sorpresa, non sommamente gradita! La navigazione occulta dovrà essere iniziata prima del posto solito e si dovrà seguire una rotta più a ovest. E ci si domanda la data approssimativa del rientro. Alla compilazione della risposta, si interpone una lieve avaria: il timone orizzontale non funziona. Messo in moto gli elettrici, si tenta una celere riparazione; ma la notte sopravanza e non la si può condurre a termine. Per maggior sicurezza ci si immerge: sono le 21. Alle 8.15 del 10 si riemerge e dopo due ore e mezzo di intenso e intelligente lavoro, fatto con entusiasmo dai nostri uomini, la riparazione è compiuta ridonando il perfetto movimento ai timoni. Alle 10.45 si riprende l'andatura a 2 motori a 240 giri. Intanto, dopo molti calcoli e controcalcoli, si crede di poter fissare il giorno del ritorno e si telegrafa a Bx, dopo data la posizione, "arrivo previsto giorno 17". Facit Deus! Proprio qui in mare si sperimenta come il futuro, anche il più prossimo, sfugga a ogni nostro calcolo.