lunedì 7 giugno 2010

Diario di padre Messori 8

9. X Ci sono dei periodi della giornata in cui il somergibile si può paragonare a un cane da guardia accovacciato vicino al suo canile. Sembra addormentato, ma di fatto vigila. Basta un minimo rumore, un odore ignoto per fargli aprire lentamente un occhio oppure muovergli un orecchio o dilatargli una narice. Se l'allarme è vano tutto ritorna in distensione; ma se c'è realmente qualche intruso, il cane balza d'un subito per abbaiare ed, eventualmente mordere: è il suo compito. L' AH sembrava un simile cane da guardia nelle prime ore di questa mattina. Molti riposano, ma una parte dell'equipaggio è sempre vigilante: e da essa, da quella che sta in plancia, viene lanciato d'un subito il fatidico appello "Comandante il plancia!": sono le 07.05. Sul lontano orizzonte è stata avvistata la sagoma di un veloce piroscafo, non ancora bene individuato. Nella rapida narrazione di questo "Giornale di Bordo" rivireremo le fasi salienti dell'azione. Alle 7.12 viene dato il "posto di combattimento"; le porte stagne dividono il sommergibile in compartimenti inesorabilmente separati tra loro, per la stessa loro reciproca salvezza e sacrificio insieme II smg. frattanto marcia a tutta andatura. Il piroscafo che appare di dimensioni assai considerevoli tiene una velocità molto alta, non meno di 16 nodi e perciò la caccia ad esso si presenta particolarmente difficoltosa date le limitate risorse della nostra velocità. Dovremmo avere "le ali al pie'..." Il Comandante intuisce che occorre agire in prontezza, altrimenti presto scaleremmo. Si ode, dopo pochi minuti, l'ordine di apprestare i siluri di prora. Bisogna, in qualsiasi modo, riuscire a rallentare almeno la velocità del piroscafo colpendolo, sia pure non mortalmente con qualche siluro. La distanza è ancora considerevole: ma occorre agire. Così alle 7.28 e a due minuti circa di distanza viene lanciata la prima coppiola da prora: fuori 4! fuori 1!. I cronometri scattano, il tempo sembra interminabile. Da basso, ignorando la distanza precisa dell'obiettivo, si comincia ormai a credere che il lancio non sia stato giusto. Quando, dopo circa 4 minuti si ode, chiara, una lontana esplosione "Colpito! " si grida, esultanti, dalla plancia; "colpito!" si ripete lungo rutto il sommergibile! Il piroscafo deve avere avuto un brusco sobbalzo, causa di un più brusco risveglio alla grande maggioranza della gente su di esso imbarcata. La stazione RT è la prima che tenta di correre ai ripari e lancia per l'immensa volta del ciclo il grido di soccorso: "Sono attaccato e colpito da un sommergibile". Poi aggiunge il suo nominativo: "Oronsay". I nostri radiotelegrafisti, vigilanti, captano queste onde e subito si vanno a ricercare le caratteristiche del piroscafo colpito. Con gioia si apprende che si tratta di un grosso transatlantico di BRT 20043, appartenente all'Inghilterra, e solito fare i tragitti tra l'Isola e l'Australia. La notizia tanto interessante viene fatta giungere in plancia, quasi, se fosse pur necessario, a interessare maggiormente il Comandante a che voglia condurre a compimento felice la brillante azione che ha così bene intrapresa. L'Oronsay è stato ferito, ma non mortalmente; e però continua la sua marcia; sia pure ad andatura ridotta. Occorre proseguire l'inseguimento e lanciare ancora. Così entro il breve tempo di 35 minuti, con accorte e sapienti accostate, viene dato il "fuori" alla coppiola 2 e 3 dei tubi di prora, che tuttavia non compiono una corsa regolare e non raggiungono l'obiettivo, e al siluro 7 di poppa che colpisce nuovamente il transatlantico, inferendogli una ampia ferita grave, ma non ancora mortale. Intanto sono calate in mare una quindicina di scialuppe e i naufraghi pigliano il largo nella luce ancora incerta del mattino. Occorre condurre a fine l'azione e affondare totalmente il piroscafo; altrimenti, non si sa mai, potrebbe essere che fosse ricuperato. E perché la staz. RT del bordo continua a lanciare l'S.O.S. si prosegue la caccia in immersione. La costa non è tanto lontana e potrebb'essere che qualche aereo piombasse d'improvviso costringendo almeno ad interrompere l'azione. Lunghe e pazienti sono le manovre di accostamento in immersione: l'occhio vigile del Comandante, attraverso il periscopio d'esplorazione, non perde mai di vista l'obiettivo. Le dieci sono già passate di qualche minuto e viene ripetuto l'ordine di tener pronti i siluri di poppa. Un'ultima esplorazione attraverso il periscopio, un ultimo calcolo, un'ultima manovra : alle 10.13 viene dato il "fuori!" al siluro 8 e alle 10.15 al 6. Il calcolo è stato preciso e dopo alcuni minuti si odono due formidabili detonazioni, alle quali fa eco un potente esultante grido dell'equipaggio: "Viva il Re!" Il fragore dell'esplosione lascia intuire una fine molto prossima della grossa vittima. Ma con stupore di tutti essa fu anche più celere del previsto, perché, scrutando l'orizzonte col periscopio non si vide più nulla. Venuti, poco dopo, in superficie, tutt'attorno non si contempla che l'immensa distesa del fluido oceano. Esso si era già inghiottito il grosso transatlantico! Risovvengono, come dette da una delle vittime dell'Oronsay le ultime pesanti gelide parole dell'Ulisse dantesco: "infin che il mar fu sopra noi richiuso" La faticosa impresa che ha suscitato un sincero plauso da parte dell'equipaggio verso il Comandante, è parti col armante brillante anche perché è la prima volta, dall'inizio della guerra, che un grosso transatlantico viene affondato da un nostro smg. sia in Oceano che in Mediterraneo. L'Oronsay era carico di soldati? di materiale? Non lo si può dire con sicurezza, teneva rotta 50° e probabilmente era diretto verso Freetown per andare a caricare truppe da portare in Africa Settentrionale. Dalle scialuppe si può pensare che più di un migliaio di persone fossero già a bordo; ma niente più.
Comunque YAH, con la sua ardita e brillante impresa, ha tolto al nemico un grosso mezzo di trasporto, probabilmente per lui molto prezioso. Non è molto il tempo che ci si può concedere per i vivaci lieti commenti. Alle 12 si fa manutenzione per rimettere in efficienza i tubi di prora e poppa: lavoro assai faticoso che dura quasi 10 ore, reso ancor più duro dal caldo opprimente. Si è appena fatta emersione che, sono le 22.00 risuona improvviso e imperioso l'appello "Comandante in plancia ["All'orizzonte è stato intravisto un grosso piroscafo che cammina a forte andatura. Decisamente è una giornata di buona fortuna! Incomincia subito un inseguimento accanito, nella speranza di guadagnare la distanza che tende più ad aumentare che a diminuire. Il piroscafo non ci ha avvistato, ma sapendo che attraversa una zona insidiosa forza la sua andatura al massimo. L'inseguimento dura quasi un'ora e nel frattempo si apprestano i siluri di prora al lancio: ne sono pronti soltanto tre. E' dato anche il "posto di combattimento". Di sotto siamo in ansiosa attesa del risultato di questa corsa notturna. Finalmente alle 23.28 è dato il "fuori" alla coppiola 2 e 3 di prora. Dopo la consueta spasmodica aspettativa, ecco che si sente una lontana detonazione. Anche questo bersaglio è stato raggiunto! Di fatto dopo qualche momento la stazione RT del piroscafo da il segnale di essere stato attaccato da sommergibile e aggiunge il suo nominativo. E' anch'esso un transatlantico, il 'Nea Hellas" di BRT 16991: è al servizio dell'Inghilterra. Il colpo lo ha fatto sobbalzare e per un certo tempo pare che abbia diminuito di velocità: è il momento di portarsi sotto. Ma dopo un po' di tempo, in uno sforzo senza dubbio disperato, il Nea Hellas riprende la sua velocità al massimo. Anche il smg. continua la corsa

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